Peggiorata la condizione delle donne in Italia
Mercoledì 03 Novembre 2010 15:17

E' doloroso vedere quanto spazio sui mass media abbia nel nostro paese il corpo delle donne, spesso venduto, umiliato e ferito, e quanto invece poca voce e risonanza trovi la discussione sui problemi veri della condizione femminile in Italia.
Ce lo ricorda in questi giorni la pubblicazione del Global gender gap report 2010, un documento elaborato dal World Economic Forum di cui invitiamo a visitare il sito all'indirizzo www.weforum.org.,  per prendere visione del documento, con particolare riguardo all'introduzione e poi alle pagine 170 e 171 che riportano la scheda dell'Italia.

 

Il World Economic Forum è un'organizzazione internazionale indipendente istituita in Svizzera come fondazione no-profit. Il suo motto è "imprenditorialità nell'interesse globale pubblico". Essa  si batte per un sistema di governance in cui i valori sono importanti quanto le regole.
Alla base di tale organizzazione sta la convinzione che il progresso economico senza lo sviluppo sociale non sia sostenibile, mentre lo sviluppo sociale senza progresso economico non sia possibile. Il Weforum pubblica annualmente un report sulla condizione della donna nel mondo e sul divario di genere, valutato in relazione a diversi parametri.
Dunque dal Report del WEForum, risultato di una ricerca realizzata da professionalità di alta e seria competenza, che tiene conto dei dati raccolti negli ultimi cinque anni, emerge come dei 114 paesi presi in esame in questo arco di tempo, l'86% abbia registrato un miglioramento delle differenze di genere, mentre solo il 14 % ha visto un peggioramento.
L'Italia è in questo 14%, con la minoranza di paesi in cui le condizioni delle donne, rispetto alle opportunità economiche e di lavoro, rispetto all'istruzione, alla salute e al potere politico e al peso nelle  istituzioni, sono globalmente peggiorate.E' avvenuto un peggioramento rispetto al passato nelle opportunità che le donne italiane hanno di lavorare o di inserirsi nella società in un ruolo diverso da quello di madri.
Il gap (divario) di genere misurato nel 2006 ci poneva al 77° posto (su 115 paesi), all' 84° nel 2007 (su 128 paesi), al 67° (su 130 paesi) nel 2008 per poi progressivamente peggiorare nel 2009 con un 72° (su 134 paesi) e nel 2010 con un 74° posto su 134 paesi.
I dati della ricerca meriterebbero una riflessione seria da parte della classe dirigente, nazionale e locale, sia politica che economica, e l'avvio di una azione riformatrice conseguente.
La recessione sta pesando sulle spalle delle donne: ancora una volta la donna fa da ammortizzatore, insieme alla famiglia, delle contraddizioni della società e dell'incapacità delle istituzioni di governare i problemi.
Secondo gli ultimi dati OCSE nel 2009 le donne con un lavoro erano meno di 1 su 2 (il 46,4%) con un peggioramento rispetto al 2008 (47,2%).
Crediamo che in relazione agli stessi aspetti problematici messi in luce dal Report anche la realtà sassolese dovrebbe essere meglio conosciuta, attraverso l'analisi dei dati specifici, e che su essi dovrebbe aprirsi un confronto tra le istituzioni, cui spetta un dovere di indagine, di coordinamento e di proposta, e la società civile, un dibattito che  si ponga l'obiettivo di individuare le politiche di intervento più idonee ad invertire, anche a livello locale, la tendenza.  Inoltre è dalle istituzioni locali, oltre che dalle organizzazioni sociali, che può partire dal basso una sollecitazione forte a politiche nazionali volte ad attenuare le disparità di genere.
Ridurre il gap di genere non è in contrasto con il problema più generale della ripresa economica del nostro paese e di una maggiore giustizia del nostro sistema sociale, anzi, costituisce una parte necessaria di un tutto.
Viviamo in una congiuntura in cui la consapevolezza assunta dalle donne nel corso di decenni di lotte e di conquiste da parte dei movimenti femminili, sembra avver subito una battuta d'arresto ed essersi affievolita: masse ampie di donne e di ragazze sono estranee- anche in conseguenza di quello stesso gap in campo educativo e di istruzione che il Report mette in evidenza- ad una riflessione consapevole sulla loro stessa condizione: a questa presa di coscienza deve essere indirizzato un serio investimento culturale, che chiama in causa ancora una volta le famiglie, la scuola, l'associazionismo e le istituzioni locali.
Intanto, le donne aspettano e portano il peso.

 

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